Superare la Legge Fornero? Un atto di ribellione che il sistema pensionistico italiano sta attendendo disperatamente.

La verità è che ci siamo stancati di una riforma ormai obsoleta, creata in un’epoca di emergenza economica che non riflette minimamente le dinamiche del mercato del lavoro moderno. È ora di alzare la voce e pretendere un sistema che risponda alle esigenze dei lavoratori, anziché lasciarli intrappolati in un limbo di regole rigide e penalizzanti.

Massimo Garavaglia, senatore della Lega, ha finalmente detto ciò che molti di noi pensano da tempo: la Legge Fornero deve essere mandata in pensione, ironicamente, a sua volta. Il senatore, nell’intervista rilasciata ad Affaritaliani.it, propone una serie di interventi che farebbero tirare un sospiro di sollievo a chi ha ormai perso le speranze. Ma siamo sicuri che bastino? O forse stiamo semplicemente cercando di mettere una pezza a un sistema che ha bisogno di essere completamente rifondato?

Il sistema contributivo attuale, su cui si basa la riforma della Legge Fornero, è teoricamente giusto: lavori e versi contributi? Bene, la tua pensione sarà proporzionata a quanto hai dato. Ma il problema sorge quando lo Stato pretende di obbligare i lavoratori a rimanere in servizio fino all’età di 67 anni, come se il tempo e le energie fossero risorse infinite. Che senso ha, in un sistema contributivo, imporre una soglia così alta? Se voglio andarmene prima, accettando di percepire una pensione ridotta, dovrei poterlo fare senza essere colpito da penalizzazioni che rendono impossibile la sopravvivenza.

Garavaglia propone quattro misure che potrebbero rappresentare un punto di partenza per riformare il sistema pensionistico, ma chi siamo noi a crederci fino in fondo? La prima delle sue proposte riguarda una sorta di “premio” per chi decide di posticipare la pensione. Ah, quindi lo Stato ci ha ridotti a questo? Lavorare oltre i 67 anni solo per ricevere qualche spicciolo in più, come se fosse una ricompensa per il sacrificio. Ecco il paradosso: il sistema attuale penalizza chi vuole andare in pensione prima e premia chi è disposto a rinunciare alla propria vita privata per qualche anno in più di lavoro. Una vittoria per l’umanità? Non proprio.

La “salvaguardia” per i lavoratori esodati è un altro punto focale della proposta. Ma chi dobbiamo ringraziare per la necessità di questa salvaguardia? Esattamente, la stessa riforma della legge Fornero che ha creato un esercito di persone abbandonate a loro stesse, senza lavoro né pensione. Certo, meglio tardi che mai, ma una riforma pensionistica degna di questo nome non dovrebbe generare il caos per poi cercare di correggere il tiro con misure tampone. Un sistema previdenziale che funziona dovrebbe evitare tali tragedie in primo luogo, non cercare di porvi rimedio una volta che il danno è fatto.

Un’altra delle proposte riguarda l’aumento del montante contributivo attraverso il potenziamento della cosiddetta “Pace Contributiva” e il riscatto agevolato della laurea. Suona bene, vero? Ma chi davvero trarrà beneficio da tutto questo? Ancora una volta, ci troviamo di fronte a misure che sembrano premiate per chi ha avuto la fortuna di avere carriere lineari e stabili, mentre chi ha dovuto barcamenarsi tra lavori precari e periodi di disoccupazione rimarrà indietro, relegato a una pensione che a stento coprirà le spese per sopravvivere. L’aumento delle pensioni minime proposto potrebbe essere una soluzione, ma senza una revisione radicale del sistema, rischia di essere solo un palliativo.

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E poi c’è la questione della previdenza complementare, che dovrebbe consentire ai lavoratori di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro di due anni. Bello, no? Ma qui emerge un’altra stortura del sistema attuale: se non hai versato abbastanza contributi nei fondi complementari, la tua unica scelta è rimanere al lavoro fino allo sfinimento. Come se non bastasse, questa misura alimenta un sistema che lascia i lavoratori più vulnerabili alla mercé dei mercati finanziari. Investire in fondi pensione significa affidare il proprio futuro a logiche speculative che non garantiscono affatto sicurezza.

In sintesi, le proposte di Garavaglia sono sicuramente un passo avanti rispetto all’immobilismo che ha caratterizzato il sistema pensionistico italiano negli ultimi anni, ma non sono altro che pezzi di un puzzle che non sembra avere una soluzione. Non basta riformare, bisogna rifondare. La Legge Fornero non è semplicemente superata, è l’emblema di un fallimento politico e sociale che ha messo in ginocchio intere generazioni di lavoratori. E continuare a navigare a vista, cercando di tamponare qui e là, non farà altro che perpetuare un sistema ingiusto e insostenibile.

È tempo di cambiare rotta, ma non con mezze misure. Il futuro del sistema pensionistico italiano non può essere lasciato in balia di proposte timide e compromessi. Serve una riforma radicale che metta al centro la dignità dei lavoratori e non il bilancio dello Stato. Altrimenti, continueremo a vivere in un sistema che premia chi può permettersi di lavorare più a lungo e penalizza chi ha bisogno di riposare prima.

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