Ah, il “Bonus Natale”!

L’ennesima mossa geniale, che riesce sempre a trasformare l’illusione di un aiuto concreto in una presa in giro per milioni di italiani.

Questa volta, tocca al tanto chiacchierato bonus natalizio, una piccola briciola destinata a lenire le sofferenze economiche in un periodo che dovrebbe essere dedicato alla gioia e alla condivisione. Ma come spesso accade, chi finisce per beneficiarne? Certo non le famiglie di fatto, quelle che, guarda caso, sono tagliate fuori senza troppi complimenti.

Il governo ha approvato l’emendamento sul “Bonus Natale”, che con un colpo di bacchetta magica regalerà aiuti economici a chi ne ha “più bisogno” durante le festività. O almeno, questa è la storia che ci vogliono raccontare. La realtà, però, è che ancora una volta, le famiglie di fatto vengono escluse dal pacchetto. Si parla di una misura “per tutti”, ma evidentemente per “tutti” si intendono solo coloro che rientrano nei parametri di una famiglia tradizionale, che non osano mettere in discussione l’immacolata istituzione del matrimonio.

Il bonus, che dovrebbe essere un gesto di attenzione e cura verso le difficoltà quotidiane di molti, si trasforma così nell’ennesima occasione per discriminare chi non rientra nei canoni della vecchia scuola morale e politica. Chi ha deciso di costruire una famiglia fuori dal matrimonio, chi convive, chi sceglie di vivere la propria vita senza passare dal fatidico “sì” all’altare, evidentemente non è degno di ricevere questo regalo natalizio. Ah, la coerenza!

La farsa del “Bonus Natale” non è solo un problema di esclusione sociale. È anche la conferma di come il governo continui a tirare a campare con mezze misure e stratagemmi pur di non affrontare le vere questioni economiche del Paese. I dati sulla povertà sono allarmanti, ma cosa fa lo Stato? Getta qualche spicciolo ai soliti noti, mentre chi è fuori dai radar istituzionali può tranquillamente arrangiarsi. Il messaggio è chiaro: o vi conformate al modello di famiglia tradizionale, o per voi non c’è posto sotto l’albero del governo.

Ma soffermiamoci un attimo sull’ironia della situazione. Mentre le famiglie di fatto vengono lasciate fuori, ci si aspetta che gli esclusi restino tranquilli, magari accontentandosi di guardare gli altri ricevere questo agognato bonus. Ma la vera domanda è: quale sarebbe la logica dietro questa scelta? Il governo si trincera dietro motivazioni burocratiche, ovviamente. Il bonus deve essere “gestibile”, “mirato”, “non dispersivo”. E chi meglio di una classica famiglia sposata con tanto di certificato potrebbe essere considerato meritevole di aiuto?

A quanto pare, convivere, amare e sostenersi a vicenda non sono valori sufficienti per ottenere questo riconoscimento. La certificazione legale del matrimonio è tutto ciò che conta. Poco importa se anche le famiglie di fatto lottano quotidianamente contro la crisi economica, il caro vita, le bollette che lievitano e i mutui che pesano come macigni. No, per loro il “Bonus Natale” rimane solo una chimera.

E non è la prima volta che assistiamo a questo spettacolo indecente. Ogni volta che viene varata una misura di sostegno economico, puntualmente ci ritroviamo davanti agli stessi criteri di esclusione. Ricordate il Bonus Bebè? Stessa storia. Le famiglie di fatto escluse, perché evidentemente non abbastanza “famiglie” per meritare un aiuto dallo Stato. Eppure, non si fa altro che parlare di inclusività, di riconoscimento dei diritti civili, di parità di trattamento. Belle parole, che però restano chiuse nei discorsi ufficiali e nei proclami pre-elettorali.

E cosa dire del tempismo? Il “Bonus Natale” arriva come una sorta di contentino a fine anno, giusto in tempo per far sembrare che il governo si preoccupi dei cittadini, magari nell’ottica di guadagnare qualche consenso in vista delle elezioni future. Ma è chiaro che si tratta di un altro pannicello caldo, un gesto di facciata che non risolve minimamente i problemi strutturali della nostra economia. Chi davvero fatica ad arrivare a fine mese, non può certo sperare che qualche centinaio di euro sotto forma di bonus risolva magicamente tutti i problemi. Ma questo sembra sfuggire ai nostri politici, troppo impegnati a tirare la coperta da una parte all’altra senza mai affrontare seriamente le riforme necessarie.

Ma c’è di più: il “Bonus Natale” rischia anche di creare ulteriori tensioni sociali. Mentre alcune famiglie, quelle tradizionali, possono tirare un sospiro di sollievo e fare qualche regalo in più ai loro figli, altre rimangono con un pugno di mosche. E il messaggio che passa è devastante: ci sono cittadini di serie A, che rientrano nei parametri di aiuto stabiliti dal governo, e cittadini di serie B, che possono serenamente essere dimenticati.

Ecco dove siamo arrivati, nel 2024, nel pieno di una crisi economica e sociale. Un Paese che dovrebbe essere all’avanguardia in termini di diritti civili e sostegno alle famiglie, ma che invece continua a fare distinzioni anacronistiche e offensive. Le famiglie di fatto non esistono per il governo? Benissimo, allora neanche il loro voto esisterà alle prossime elezioni. Magari questo è un messaggio che i nostri politici potrebbero finalmente ascoltare, quando le urne rimanderanno il conto di questa ingiustizia.

Insomma, il “Bonus Natale” è l’ennesimo esempio di come il nostro Paese, pur dichiarandosi inclusivo e moderno, continui a vivere secondo regole che appartengono al passato. Un passato in cui il matrimonio era l’unica forma di famiglia riconosciuta, e tutto il resto semplicemente non contava. Ma per fortuna, quel passato non tornerà, anche se il governo sembra non essersene accorto.

Chissà, forse nel prossimo Natale il regalo più grande sarebbe vedere un vero cambiamento. Ma, a giudicare da come stanno andando le cose, ci aspetta solo un altro pacchetto vuoto sotto l’albero.

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