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La riforma della Pubblica Amministrazione si soffermerà sulla revisione dei contratti degli impiegati pubblici, i quali continuano ancora ad essere tra i non rinnovati. Con lo sblocco del contratto ci si aspetta un incremento di stipendio, visto che il mancato rinnovo ha lasciato retribuzioni relative a quindici anni fa. Con l’ultima ipotesi di aumento degli stipendi di 80 euro, potrebbe però provocarsi un danno in termini di stipendio annuo e dichiarazione dei redditi.

Questo incremento di 80 euro mensili, pari a 1.040 euro sulle tredici mensilità, porterebbe i dipendenti a percepire un aumento mensile più basso rispetto al prospetto dei sindacati, ovvero dagli 80 ai 110 euro.

Nel prossimo triennio i sindacati prevedono aumenti tra i 132 e i 150 euro netti al mese, infatti il Governo Renzi a questo punto dovrà intervenire con grosse risorse economiche, oltre ai 300 milioni di euro già stanziati con la scorsa legge finanziaria, portando la cifra a 3 miliardi di euro totali.

Inoltre l’incremento di 80 euro potrebbe andare in conflitto con il bonus assegnato da Renzi nel 2014, sempre della cifra di 80 euro, per favorire i lavoratori con un reddito non superiore a 26 mila euro . L’incremento del reddito porterebbe lo sforamento del tetto massimo, la cui conseguenza sarebbe la restituzione del bonus Irpef in dichiarazione dei redditi. Molti dei dipendenti statali percepisce 1.200/1.300 euro al mese, ovvero 24/26 mila euro all’anno lordi, diventando la fascia a rischio di perdita del bonus Renzi in caso di altri incrementi.

Alessandro Sartoretto

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